Appena qualche girno fa scrivevo da queste parti di come sia ingiusto considerare la Eastern Conference a livello della Western, e di come l'equilibrio della prima sia solo fasullo e maschera della mediocrità di più della metà delle squadre che la compongono. Le altre squadre però, quelle non mediocri ma anzi facenti parti dell'elite non solo della Conference ma anche dell'intera Lega hanno un passo decisamente diverso.
Su tutte spiccano i Cleveland Cavaliers. Dopo un inizio paerecchio stentato, dovuto senz'altro alla fase di assorbimento di Shaq, i Cavs si stanno ora dimostrando la squadra più tosta di tutte, organizzatissima e in grado di leggere in modo eccellente le partite, adattando il proprio gioco sia agli avversari sia ai propri giocatori sul campo: come non notare le differenze tattiche che Mike Brown adotta rispettivamente con Shaq (tanto post), Zi (più libero di muoversi e spesso chiamato al tiro lontano da canestro) e Varejao (che se prende palla e segna di solito lo deve alla sua consueta grinta o al fatto di venir colpevolemente battezzato dagli avversari se no è li per i blocchi).
Spiccano i Cavs soprattutto perché quando si sono trovati davanti a squadre della Western Conference con record sopra il 60% hanno innestato la marcia superiore vincendo sempre con almeno 15 punti di scarto, sempre in pieno controllo del match. Sofferenza solo contro Sacramento, dove c'è voluto un overtime per averne ragione (per i Lakers ce ne sono voluti due e un super Kobe al secondo overtime), ma lo si può spiegare con un calo di concentrazione più che comprensibile, soprattutto in questa fase della stagione.
I Cavs hanno dunque vinto tutte le ultime 4 partite contro squadre dell'ovest (Suns, Kings, Lakers e Rockets) convincendo e facendo fare brutte figure agli avversari, Lakers in testa, letteralmente annientati allo Staples Center.
I meriti di queste performance? Uno va a dato sicuramente a Mo Williams che è in un periodo con la mano piuttosto calda. Un altro alla difesa capace di chiudere tutte le vie agli avversari e forzarli a tiri con basse probabilità di vedere "il fondo del secchiello" (come dieva il buon Bagatta nelle sue telecronache per i vecchi titoli EA Sport Nba Live). Ancora, la già citata adattabilità del gioco a seconda delle condizioni e poi, per ultimo ma non ultimo, il fattore LeBron James. Maturato ancora ("Potrebbe già allenare" ha detto Shaq di lui), poco incline alle forzature (tira col 50% in stagione, frutto di un progressivo avvicinamento al canestro del suo gioco), praticamente infallibile nei momenti cruciali (come i finali di tempo o di gara), difensore di tutto rispetto (fare un contropiede con lui alle spalle vuol dire vedere con tutta probabilità una sua stoppata), dominante fisicamente. Si avvicina ad essere il miglior giocatore dell'attuale Nba (gli mancano ancora le vittorie per essere il migliore di sempre) per completezza, forse ancora in gara con Kobe ma il sorpasso è sicuro. Gli manca, e gli mancherà sempre, l'eleganza del Mamba o di MJ, ma si tratta di giocatori diversi chiamati ad altri compiti dalle rispettive squadre, con l'ovvio obiettivo comune di portarsi a casa il titolo.
L'anti Western
28 dicembre 2009 | Posted by Unknown alle 12:00 PM
Labels: Cleveland Cavaliers
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