Si trasloca al nuovo passato

Ciao a tutti,


con questo post do avviso, a chi è riuscito a rileggerci qui su blogger dopo la chiusura della piattaforma Playitusa, che ci ritrasferiamo su WordPress e quindi ritorniamo nel canale playit.
L'indirizzo è quello vecchio, che è stato riattivato:


Dunque ci rileggiamo lì.
Un saluto,
Daniele


Il quarto tipo


Pierce sfora quota 20 mila a diventa uno dei dodici a farlo con una sola maglia, togliendosi il cappello per entrare nei territori che solo John Avlicek e Larry Bird hanno calpestato in maglia Celtics, ma non è questa la notizia.

Kevin Garnett avrebbe dato del malato di cancro a Charlie Villanueva, affetto da Alopecia Universalis e quest'ultimo si è messo a twetterarlo ai quattro venti...apriti cielo, KG ha passato il segno, eliminiamo la parola cancro da quelle ammesse in campo ecc ecc...ma non è questa la notizia.

La notizia è che Rajon Rondo, straccia record che sarebbero stati impensabili per un giocatore con le sue caratteristiche. Sforna più assist di Stockton o di Jason Kidd o di Magic e nessuno lo prende col dovuto rispetto. Si si, 82 assist in 5 partite, 82 palloni chiavi in mano, roba da tutti no? No!
24 assist + 10 punti + 10 rimbalzi contro NY, record in una tripla doppia (al pari di Isiah Thomas, che però dovette sfruttare l'overtime) ma senza troppo clamore. Altri 15 assist contro i Bucks, passati sotto silenzio perché il Capitano si è conficcato ancora di più nella storia di Boston.
Rajon Rondo compie comunque attività paranormale, migliora di anno in anno e colleziona cifre che non gli avresti mai attribuito. Stare insieme a quei tre fenomeni e farsi guidare dal sapiente Doc gli ha permesso di mostrare una quantità di super poteri da farti strabuzzare gli occhi, anche se per la credibilità da all-star e da campione sembra sempre che abbia qualcosa da dimostrare ( e io sono il primo a chiedere dimostrazioni).
Non mi piace il suo tipo di gioco, allenassi una squadra non sarebbe neppure fra le mie prime dieci scelte in point guard, ma riconosco che questo ragazzo ha i numeri e la tempra del fenomeno, è il collante dei big three, il loro D'Artagnan, allevato al sacrificio e al duro lavoro.
Non so se è davvero il quarto big (come a volte credo anche di aver sostenuto), se ha quel qualcosa in più, so però che Boston non sarebbe così forte senza di lui, senza il suo zigzagare come una mosca in campo e questo basta e avanza per portargli rispetto, perché essere fondamentali quando in squadra ci sono KG, Jesus Shuttlesworth e il Capitano, vuole dire che odori di fenomeno anche tu...

Troppo presto


La parola d'ordine è: troppo presto.
Troppo presto per valutare ora.
Troppo presto per criticare.
Troppo presto per dire che LeBron si sognerà l'anello anche quest'anno.

La parola d'ordine rispecchia la realtà, ovvio.
Ma la realtà è anche che i Boston Celtics, quelli degli originali Big Three, ci sono anche quest'anno e sono antipaticissimi. Si permettono anche di rovinare il debutto dei nuovi big three, quelli frutto di accordi e di amicizie, di tradimenti e delusioni.
La prima partita stagionale ha dato il suo verdetto, provvisorio quanto inutile: 88 i vecchietti, 80 la new generation.
Con Wade semi scusato per non aver messo piede in campo nella pre-season (13 punti e 6 palle perse), Bosh (8+8 e una palla persa) annichilito da Garnett, LeBron ha fatto il LeBron alla voce punti realizzati ma le 8 palle perse (sulle 17 di squadra) a fronte di soli 3 assist e un plus/minus di +1 danno l'idea di quanto sia stata duro il suo debutto con la nuova maglia a casa degli odiatissimi Celtics, che negli scorsi playoff gli avevano dato l'ennesima sculacciata morale.

Non il miglior inizio possibile per la truppa di Spoleastra (vabbé) e neppure, a dire il vero, il più semplice, perché Garnett, Allen e Pierce (ah...e Rondo da 17 assist in scioltezza) sono in missione anche quest'anno, fidatevi. Non è troppo presto per dirlo.

Toronto, anno zero (l'ennesimo)


Ora che Chris Bosh è a Miami a fare compagnia a Wade e LeBron a Toronto cosa rimane?
Sono rimasti Calderon, Jack, DeRozan e Amir Johnson.
E' rimasto il Mago.
Sono arrivati parecchi giocatori, da David Andersen a Julian Wright (che potrebbe essere una gran sorpresa), da Leandro Barbosa a Linas Kleiza.
Mancano le stelle.
Intendiamoci, non sono un sostenitore della presenza necessaria delle all-star per fare buone squadre, ma a Toronto ho l'idea che manchi la stella intesa come faro, come luce da seguire quando il cielo è scuro, un trascinatore, uno che dia la spinta a tutti nei momenti più intensi, un così detto leader.
Partendo dal presupposto che non ritenevo adatto a questo ruolo neppure Bosh, ritengo che la sua presenza dava comunque qualcosa in più a una squadra senza altri punti focali rilevanti. Era si un accentratore, un lungo dinamico ma con pochi movimenti, ma era anche il miglior rimbalzista e il miglior marcatore di squadra con ampio margine. La sua autostima e le valutazioni dell'ambiente Nba attorno a lui, facevano di CB4 l'unica stella dei Raptors.
Ma il punto reale, secondo me, non è la sua partenza ora. Il punto reale è stata la sua permanenza dall'arrivo di Bargnani.
Ho idea che la prima mossa del duo Colangelo-Gherardini sia stata un'azzardo in varie direzioni. Prima di tutto draftare il Mago come prima scelta. A posteriori possiamo dire che non era lui il primo pick ideale (Brandon Roy, Rudy Gay e LaMarcus Aldrige avrebbero dovuto stare più su) e a dire il vero in molti l'hanno sostenuto fin da subito. Ma questa mossa, molto azzardata, secondo me avrebbe reso dividendi più alti compiendo un'ulteriore mossa, successiva, ovvero quella di sacrificare il vecchio per il nuovo: via subito Bosh in cambio di uno-due giocatori "strutturali", colonne per una squadra in divenire.
Invece si è puntato su una coppia di lunghi evidentemente incompatibili perché entrambi atipici ed entrambi abituati a stare lontani dal canestro in fase offensiva, con uno di essi, tra l'altro, poco avvezzo al fondamentale del rimbalzo e, soprattutto, rookie europeo.
Come se non bastasse, questa convivenza ha portato Bargnani a doversi spostare dal suo ruolo naturale di ala grande a quello a lui molto meno congeniale di centro, seppure atipico.

Ma G&C hanno dimostrato poca lungimiranza anche negli affari Jermaine O'Neal e Jamario Moon, dati via per Shawn Marion e il nulla (Marcus Banks) per poi regalare Marion ai Mavs (scambiato con Devean George e Antoine Wright), nonostante una situazione difensiva anche a livello individuale piuttosto critica.
L'apice dell'incomprensibilità è però arrivato con la firma di Turkoglu. Lo ammetto, a me pareva una buona mossa per una squadra con ambizioni da playoff, uno che avrebbe potuto tenere a galla i canadesi anche oltre il primo turno. Il problema è che in post season bisogna arrivarci, e i Raptors dell'anno scorso erano scandalosi per qualità di gioco, colpa anche del non pervenire cronico del turco (che infatti ha fatto le valige per vivacchiare a Phoenix).

Cosa rimane oggi?
Rimane, a mio avviso, una squadra buona per sfiorare le 50 W, addirittura giocarsi un posto ai playoff in una Conference dove la concorrenza non dovrebbe esistere almeno fino alla quinta piazza. Dico forse perché con l'acquisto di Barbosa ho idea che Triano voglia riproporre quella versione orribile di run&gun abbozzato che ha provato a mettere in piedi nell'ultima stagione e mezzo con risultati di gioco imbarazzanti. Per di più la difesa rimane un settore su cui sembra che i Raptors non abbiano voglia di investire.
Quello che non si vede è un progetto a lunga scadenza, nascosto da una serie di "anni zero" nei quali la parola d'ordine è stata ripartire.

Allen il Turco e altre mosse di mercato

E' fatta, secondo Yahoo! Sport manca solo la firma -in arrivo questa settimana- per far felici i tifosi del Besiktas e per farci gustare la versione europea di Allen Iverson (che ho il sospetto non sarà troppo differente da quella americana).

Due anni per 4 milioni di dollari (2 all'anno) e il ragazzo viene via, pronto a giocare già a Novembre, deluso dalla mancanza di offerte da parte delle franchigie Nba, evidentemente a corto di pazienza per gestire uno dei più grandi talenti individuali della storia ma con la testa troppo per conto suo. Se la vedano gli europei e chissà nel vecchio continente i turchi (che europei non sono) riusciranno a far trovare ad Iverson i binari giusti a 35 anni e a fargli provare la gioia di portarsi a casa un titolo, pazienza se non è l'anello Nba.
Di sicuro ci saranno molti fan ad accoglierlo, di sicuro renderà ancora più interessante l'Eurolega (vedibile gratis su Sport Italia anche quest'anno).

Nel frattempo, cambiando soggetti, i Knicks spengono un pochino le illazioni su un possibile scambio Gallo-Melo estendendo il contratto di Danilo (insieme a quello di Anthony Randolph e Toney Douglas); gli Heat si cautelano per l'assenza di Mike Miller (problemi alla mano con cui tira) prendendo Jerry Stackhouse e gli Hornets si irrobustiscono prendendo Bayless dai Blazers.
Ritornando per un attimo a NY, il piccolo Ewing da garbage time non ce la fa, i Knicks l'hanno tagliato.